È trascorso un anno da quando la Roma Volley è scesa in campo per la partita che ha riaperto il Palazzetto dello Sport di Roma ai romani e domenica tornerà sullo stesso campo accolta da un tutto esaurito da 3.500 spettatori
Onore e onere riportare il grande pubblico sugli spalti del capolavoro architettonico costruito per le Olimpiadi di Roma 1960 rimasto chiuso per 4 lunghi anni.
Indubbiamente, va reso merito all’Assessore Onorato e a tutta Roma Capitale, se si sono potute rispettare le mutue promesse di riportare la squadra di Roma in A1 e di aprirle le porte di quella che è la sua “casa” naturale.
Molte cose sono accadute dal 15 ottobre 2023 ed è arrivato il momento di fare un bilancio con il Direttore Generale della Roma Volley, Roberto Mignemi.
Cosa è successo in questi 12 mesi?
“Tantissime cose. Il pubblico è andato progressivamente riaffezionandosi al Palazzetto e ha riempito le gradinate, prima a capienza ridotta e poi, in occasione dell’ultima partita dello scorso anno, anche a capienza totale con un pieno da 3.550 spettatori. Abbiamo, da matricola, prima raggiunto la salvezza, già a gennaio, e poi siamo diventati la sorpresa del campionato più bello del mondo, conquistando prima la qualificazione ai quarti della Coppa Italia e poi a quelli dei playoff scudetto”.
Com’è stato recepito dai media questo successo?
“Prima con incredulità poi prendendo atto che alla base esiste un progetto serio, ambizioso, ma anche molto ponderato, dove non si è lasciato nulla al caso. Dall’immagine della squadra alla comunicazione, dalla professionalità dello staff alla scelta delle giocatrici, dalle attività fuori dal campo alla promozione della città, dalle attivazioni con gli sponsor alle interazioni con il pubblico, dal coinvolgimento del territorio all’apertura internazionale. 83 testate giornalistiche, cartacee, televisive e online, hanno parlato di noi lo scorso anno, moltissime con toni entusiastici, indubbiamente aiutati anche dal fascino che la Capitale e la pallavolo hanno in Italia e nel mondo”.
Cosa è accaduto fuori dal campo?
“Abbiamo fatto e continuiamo a fare progetti sociali, campagne contro la violenza di genere, contro il bullismo, per l’empowerment femminile, per l’inclusione, per la formazione, per la cultura sportiva. Abbiamo promosso Roma con gli appassionati del volley e non solo, creando anche pacchetti per l’accoglienza dei tifosi. Con l’organizzazione della WEVZA Cup abbiamo portato 5 squadre europee a competere per una settimana a Roma, coinvolgendo Federazioni, delegazioni e appassionati dai loro paesi, mettendo sotto i riflettori nazionali e internazionali la città e la sua capacità di ospitare eventi. Abbiamo continuato a sviluppare sinergie con le società del territorio per supportarle e stimolare insieme la diffusione della pratica e della cultura sportiva”.
Cosa significa giocare la CEV Challenge Cup?
“Significa tanto, avevamo riportato Roma in A1 dopo 25 anni di assenza e abbiamo riportato Roma in Europa, vincendo la WEVZA Cup, dopo 27 anni. Significa che quello che promettiamo lo manteniamo perché crediamo che la Capitale d’Italia debba essere protagonista nello sport di squadra femminile più praticato, più seguito e più vincente del nostro paese. Il palcoscenico europeo offre visibilità, reputazione ed è una grande opportunità di crescita e di nuove iniziative per il Club, per la città e anche per gli sponsor”.
Come hanno reagito la città e gli sponsor a questo crescendo?
“Il pubblico direi in maniera stupenda, sono aumentati gli abbonati, domenica 20 avremo il Palazzetto ancora una volta tutto esaurito, la gente ci segue e cresce sui social e ci incoraggia, non solo da Roma, ma anche da lontano. Le istituzioni ci hanno sempre sostenuto con quello che è un asset fondamentale per una squadra di alto livello, l’uso a condizioni ragionevoli del Palazzetto dello Sport, premiandoci ad ogni successo, dandoci quindi riconoscibilità e credibilità. Ci è mancato il supporto, o almeno non abbiamo avuto riscontro con segnali concreti, delle aziende partecipate che dovrebbero sostenere lo sport cittadino, ormai realtà culturale e sociale fondamentale per la crescita della città. Gli sponsor sono arrivati, ma ne servono altri, servono investimenti pluriennali, serve un grande sponsor che accompagni quelli già presenti, così da poter continuare a programmare e crescere fin dove merita Roma. Noi più di questo, con queste risorse, non possiamo fare, anzi, direi che abbiamo fatto molto di più di quello che le risorse ci avrebbero potuto permettere”.
Qual è quindi il Dare e l’Avere che metterebbe a bilancio?
“Sinceramente, credo che abbiamo dato tanto, in termini di risultati sportivi, in credibilità della Capitale, ricordo sempre che ci dicevano che eravamo pazzi e che a Roma un progetto così non poteva funzionare. Abbiamo riportato Roma al massimo livello nazionale nel miglior campionato di volley del mondo. Abbiamo promosso la pratica e l’attenzione sullo sport femminile, oggi molte bambine sognano di emulare le gesta delle nostre giocatrici. Abbiamo nei fatti dato l’immagine di una Roma virtuosa, capace, coraggiosa, dinamica. Abbiamo dato voce a istanze sociali importantissime, facendo attività e offrendo la nostra visibilità gratuitamente, perché “mai indifferenti” non è solo uno slogan. Abbiamo cercato di mettere insieme gli altri sport, senza alcuna antitesi con il basket o altre discipline, nell’interesse della città e dello sport tutto. Purtroppo, non abbiamo avuto altrettanto e non mi riferisco al pubblico, ai media o al comune, mi riferisco alle forze economiche della città e della regione. Il tessuto economico di Milano, Firenze, Treviso sostiene le sue squadre perché il ritorno di immagine e la visibilità, con attivazioni e brand reputation, sono largamente superiori all’investimento richiesto dal nostro sport. Noi abbiamo avuto, per esempio, Acea, che nella scorsa stagione, secondo le parole dei vertici dell’azienda, era soddisfatta ed entusiasta di sponsorizzarci, ma quest’anno ancora non ci ha confermato nessun contributo per questa stagione. Così gli obiettivi non possono che restare limitati, oggi il mio bilancio dice che abbiamo dato più di quanto abbiamo avuto finora”.
Cosa propone quindi?
“Chiedo un tavolo per basket e volley di alto livello a Roma, che poi per ricaduta beneficia tutto lo sport del territorio. Chiedo a Roma Capitale, che ha sensibilità e capacità per guidarlo, di mettere a sedere allo stesso tavolo le squadre che usano il Palazzetto dello Sport con gli imprenditori e con le aziende partecipate, il tessuto economico della città deve essere parte attiva in un progetto che vuole Roma vincente. Si chiude il primo anno di rilancio del Palazzetto che potrebbe essere visto come la fase uno. Ora è il momento di aprire la seconda fase per portare il volley a competere per la vittoria del campionato e nelle più prestigiose competizioni internazionali e per riportare il basket in serie A. Solo così, lavorando insieme e con un più ampio e adeguato sostegno economico, Roma potrà competere con Milano e le altre realtà oggi al vertice negli sport di squadra più popolari, dopo il calcio”.